
Dal “Non Nuocere” al “Rigenerare Attivamente”: Un Salto Quantico Necessario
Il concetto di “Net-Zero” si basa su un’idea di equilibrio: tante emissioni di gas serra prodotte, tante rimosse dall’atmosfera. È un passo fondamentale, ma intrinsecamente limitato perché non affronta il declino sistemico degli ecosistemi da cui la nostra stessa vita dipende. L’approccio “Nature Positive” è un cambio di paradigma: non si limita a minimizzare il danno, ma si pone l’obiettivo di invertire la curva della perdita di natura, per arrivare al 2030 con più natura di quanta ne avevamo nel 2020. Si tratta di passare da un approccio degenerativo o, nel migliore dei casi, sostenibile, a uno rigenerativo.
Questa non è una mera distinzione semantica. È una rivoluzione concettuale ed economica. La crisi climatica e la crisi ecologica sono profondamente interconnesse; non possiamo risolverne una ignorando l’altra. Foreste, oceani, suoli e zone umide non sono solo vittime del cambiamento climatico, ma i nostri più potenti alleati nella sua mitigazione, immagazzinando enormi quantità di carbonio. La loro distruzione non solo rilascia questo carbonio, ma ci priva degli strumenti naturali più efficaci per combattere il riscaldamento globale.
Il Quadro Globale: L’Accordo di Kunming-Montreal e il Suo Impatto
Il punto di svolta politico per questa nuova visione è arrivato a dicembre 2022, con l’adozione dello storico Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (GBF). Spesso definito “l’Accordo di Parigi per la natura”, questo patto globale ha visto 196 nazioni impegnarsi in una missione chiara: arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030. Il framework stabilisce 23 target concreti, tra cui spicca l’obiettivo “30×30”, che mira a conservare e gestire efficacemente almeno il 30% delle terre, delle acque interne e delle aree marine del pianeta entro la fine del decennio.
Questo accordo non è solo una dichiarazione di intenti. Per la prima volta, si chiede esplicitamente alle grandi aziende e alle istituzioni finanziarie di monitorare, valutare e comunicare i propri rischi, dipendenze e impatti sulla biodiversità. Si tratta di un segnale inequivocabile al settore privato: la natura non è più una variabile esterna da ignorare, ma un elemento centrale del rischio e dell’opportunità di business.
TNFD: Tradurre la Natura nel Linguaggio della Finanza
Se il GBF è la cornice politica, la Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD) ne è lo strumento operativo per il mondo finanziario e aziendale. Lanciata nel 2021, la TNFD ha rilasciato le sue raccomandazioni finali nel settembre 2023, fornendo un framework volontario per aiutare le organizzazioni a rendicontare e agire sui rischi legati alla natura.
Strutturato in modo analogo al suo fortunato predecessore, il TCFD (Taskforce on Climate-related Financial Disclosures), il framework TNFD si basa su quattro pilastri: Governance, Strategia, Gestione del Rischio e dell’Impatto, e Metriche e Target. L’obiettivo è integrare le considerazioni sulla natura nel processo decisionale aziendale, consentendo agli investitori di allocare il capitale in modo più sostenibile. La TNFD introduce anche l’approccio LEAP (Locate, Evaluate, Assess, Prepare), una guida pratica per le aziende per valutare le proprie interfacce con la natura. Questo sta rapidamente diventando il nuovo standard per la trasparenza aziendale, spingendo le imprese a guardare oltre i propri bilanci e a comprendere la loro profonda interconnessione con il mondo naturale. 💡
L’Imperativo Economico: Perché la Natura è il Miglior Investimento
Abbracciare un modello “Nature Positive” non è un atto di filantropia, ma una strategia economica lungimirante. I numeri parlano chiaro: il World Economic Forum stima che oltre la metà del PIL globale, circa 44 trilioni di dollari, dipenda in modo moderato o elevato dalla natura e dai suoi servizi. Dalle api che impollinano i nostri raccolti alle foreste che purificano la nostra acqua, l’economia globale è un sottosistema interamente dipendente dalla biosfera.
Ignorare questa dipendenza ha costi esorbitanti. Si stima che il degrado degli ecosistemi potrebbe costare all’Italia circa 2,2 miliardi di euro all’anno, con una perdita cumulata di quasi 60 miliardi entro il 2050. Al contrario, investire nel ripristino della natura genera ritorni impressionanti. Studi recenti indicano che ogni euro investito nella riqualificazione degli ecosistemi può generare un ritorno economico che varia dai 4 ai 38 euro. Una transizione verso un’economia “Nature Positive” potrebbe creare quasi 400 milioni di posti di lavoro e generare un valore di oltre 10 trilioni di dollari all’anno entro il 2030.
Le aziende che agiscono per prime stanno già raccogliendo i frutti, ottenendo un vantaggio competitivo attraverso una maggiore resilienza della catena di approvvigionamento, un miglioramento della reputazione del marchio, un più facile accesso a capitali e una maggiore capacità di attrarre e trattenere talenti.
Strategie Aziendali per un Impatto Positivo: Dalla Teoria alla Pratica
Come può un’azienda diventare “Nature Positive”? Il percorso non è semplice, ma la direzione è chiara. Si tratta di integrare la natura nella strategia aziendale a tutti i livelli. 🌿
- Valutare e Comprendere (Assess & Understand): Il primo passo è mappare e comprendere le dipendenze e gli impatti della propria catena del valore sulla natura, utilizzando strumenti come l’approccio LEAP della TNFD. Questo significa guardare oltre le operazioni dirette e analizzare l’intera filiera, dalle materie prime al consumatore finale.
- Impegnarsi e Stabilire Obiettivi (Commit & Set Targets): Sulla base della valutazione, le aziende devono definire impegni pubblici e obiettivi scientifici (Science-Based Targets for Nature) per ridurre gli impatti negativi e aumentare quelli positivi. Questo va oltre la semplice conformità normativa e dimostra una leadership proattiva.
- Trasformare e Agire (Transform & Act): Questo è il cuore della strategia. Implica la riprogettazione di prodotti e processi secondo i principi dell’economia circolare, l’adozione di pratiche di approvvigionamento sostenibile e l’investimento diretto in Soluzioni Basate sulla Natura (Nature-based Solutions – NbS). Le NbS sono azioni che proteggono, gestiscono in modo sostenibile e ripristinano gli ecosistemi, fornendo benefici sia per la biodiversità che per il benessere umano. Esempi includono la riforestazione, l’agricoltura rigenerativa e la creazione di infrastrutture verdi nelle città.
- Misurare e Rendicontare (Disclose & Report): La trasparenza è fondamentale per costruire fiducia con stakeholder, investitori e consumatori. Le aziende devono monitorare i propri progressi rispetto agli obiettivi e comunicarli in modo chiaro e standardizzato, seguendo framework come quello della TNFD e della Global Reporting Initiative (GRI).
Le Sfide all’Orizzonte: Ostacoli da Superare
Il percorso verso un’economia “Nature Positive” non è privo di ostacoli. Le sfide principali includono:
- Complessità della Misurazione: A differenza del carbonio, la biodiversità è complessa, locale e multidimensionale. Sviluppare metriche standardizzate e affidabili per misurare l’impatto sulla natura è una sfida scientifica e tecnica ancora in evoluzione.
- Mancanza di Dati: Spesso mancano dati granulari e accessibili lungo le complesse catene di approvvigionamento globali, rendendo difficile per le aziende valutare pienamente i loro impatti indiretti.
- Inerzia Politica e Finanziaria: Nonostante i progressi, i sussidi dannosi per l’ambiente superano ancora di gran lunga i finanziamenti per la conservazione. Il Quadro di Kunming-Montreal mira a ridurre questi incentivi dannosi di almeno 500 miliardi di dollari all’anno, ma la volontà politica sarà cruciale per raggiungere questo obiettivo.
- Necessità di un Cambiamento Culturale: La transizione richiede un cambiamento di mentalità a tutti i livelli, dal consiglio di amministrazione ai consumatori, riconoscendo che la salute dell’economia e quella del pianeta sono inestricabilmente legate.
Un Futuro non solo Sostenibile, ma Rigenerativo
Ci troviamo a un bivio critico. La crisi della biodiversità è una minaccia esistenziale tanto quanto la crisi climatica. I dati sono inequivocabili: negli ultimi 50 anni, le popolazioni globali di fauna selvatica sono diminuite in media del 73%. Un milione di specie è a rischio estinzione. Continuare sulla strada attuale non è un’opzione.
L’economia “Nature Positive” offre una visione di speranza, un percorso per allineare la prosperità umana con la salute del pianeta. Non è più sufficiente essere “meno cattivi”; dobbiamo diventare attivamente “più buoni”. Dobbiamo restituire alla natura più di quanto prendiamo. Questo richiede coraggio, innovazione e una collaborazione senza precedenti tra governi, imprese e società civile.
La transizione è già iniziata. Le aziende pioniere stanno dimostrando che un modello di business rigenerativo è possibile e profittevole. I quadri politici e finanziari si stanno allineando per supportare questo cambiamento. La domanda che dobbiamo porci non è più “se” dobbiamo muoverci verso un’economia “Nature Positive”, ma “con quale velocità”. Il nostro futuro, economico e biologico, dipende dalla risposta che sapremo dare.
