
Il recente Report Cave 2025 di Legambiente, presentato in collaborazione con Fassa Bortolo, non è solo una fotografia dello stato dell’arte, ma un vero e proprio manifesto per il cambiamento [1]. Il documento mette in luce criticità profonde, ma al contempo indica una chiara roadmap per un rilancio del settore in chiave autenticamente sostenibile. La mia analisi si concentrerà sull’urgenza di superare le barriere normative e finanziarie che ancora oggi frenano l’innovazione, dimostrando come il riciclo avanzato non sia un’alternativa, ma la soluzione strutturale per coniugare sviluppo economico e tutela del territorio.
Il Paradosso Italiano: Meno Cave, Più Prelievi e Basso Ritorno Economico 📉💰
Il primo dato che emerge con forza dal Report è un paradosso che merita una riflessione approfondita. Nonostante una tendenza alla diminuzione del numero di cave autorizzate, scese a 3.378 (-20,7% rispetto al 2021), l’Italia registra un preoccupante aumento dei prelievi di materiali strategici [1]. Questo fenomeno evidenzia una gestione intensiva e poco efficiente delle risorse ancora attive, che si scontra con l’obiettivo di ridurre l’impatto sul paesaggio e sull’ecosistema.
L’estrazione di sabbia e ghiaia, materiali essenziali ma con un impatto ambientale devastante su falde acquifere e idrogeologia, ha toccato i 34,6 milioni di metri cubi annuali, con un incremento del 18,5% rispetto al 2021. Ancora più impressionante è l’aumento del volume di calcare estratto, quasi raddoppiato, raggiungendo i 51,6 milioni di metri cubi [1]. Questi numeri non solo segnalano una crescente pressione sulle risorse naturali, ma pongono anche l’Italia in controtendenza rispetto ai Paesi che hanno già abbracciato pienamente la filosofia del riuso.
| Materiale Estratto (2025) | Volume (milioni di m³) | Variazione rispetto al 2021 |
| Sabbia e Ghiaia | 34,6 | +18,5% |
| Calcare | 51,6 | +92,5% |
| Pietre Ornamentali | 5,5 | -11,3% |
Questo aumento dell’attività estrattiva si scontra con un quadro economico e normativo che definire insostenibile è un eufemismo. Il ritorno economico per le casse pubbliche derivante dai canoni di concessione per sabbia e ghiaia non supera i 20 milioni di euro a livello nazionale [1]. Legambiente sottolinea come i canoni siano spesso irrisori (in alcune Regioni inferiori a 50 centesimi al metro cubo), stimando una perdita potenziale di entrate annue pari a 46,5 milioni di euro [1].
Il dato è chiaro: l’Italia sta letteralmente svendendo le sue risorse naturali. Se si adottassero tariffe più eque, come quelle vigenti in Gran Bretagna (vicine al 20% del valore di mercato), si potrebbero generare quasi 66 milioni di euro per le casse pubbliche, fondi che potrebbero e dovrebbero essere vincolati al ripristino ambientale dei siti estrattivi [1]. L’attuale sistema non solo depaupera il territorio, ma priva lo Stato di risorse vitali per la sua tutela.
L’Urgenza di un Cambio Normativo: Dal 1927 alla Circolarità 📜➡️♻️⏳
La principale zavorra che impedisce l’innovazione sostenibile del settore è un quadro normativo anacronistico, fermo al Regio Decreto 1443 del 1927 [2]. Come evidenziato da Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, è inaccettabile che un settore con impatti ambientali ed economici così rilevanti sia ancora regolato da un approccio datato che ignora completamente le ricadute sui territori in termini di polveri, risorsa idrica, rumore e paesaggio.
La legge del 1927 è concepita in un’epoca in cui la tutela ambientale non era una priorità e le risorse naturali erano considerate inesauribili. Questo approccio estrattivo e lineare è diametralmente opposto ai principi dell’Economia Circolare, che vedono il rifiuto come una risorsa e l’impatto ambientale come un costo da internalizzare.
Il Ruolo del Decreto End of Waste 2024: Un Passo Avanti Necessario ✅
Fortunatamente, un segnale di progresso è arrivato con il Decreto Ministeriale 127/2024 (noto come Decreto End of Waste per gli inerti) [3]. Questo regolamento stabilisce i criteri tecnici e le condizioni ambientali in base ai quali i rifiuti inerti da costruzione e demolizione (RCD) cessano di essere considerati rifiuti e possono essere reimmessi nel ciclo produttivo come materie prime seconde.
L’importanza di questo decreto è duplice:
- Qualità e Sicurezza: Abbassa i limiti di concentrazione per alcune sostanze nocive, garantendo che il prodotto riciclato sia di alta qualità e sicuro per l’uso in edilizia [3].
- Chiarezza Normativa: Fornisce finalmente un quadro normativo chiaro per il riciclo, riducendo l’incertezza per le imprese e incentivando gli investimenti in impianti di trattamento avanzati.
Tuttavia, un singolo decreto non può risolvere un problema strutturale così radicato. È necessaria una Legge Quadro Nazionale che superi definitivamente il Regio Decreto del 1927 e che integri i principi dell’Economia Circolare in ogni fase dell’attività estrattiva, dalla concessione al ripristino.
Le Tre Priorità per un Rilancio Sostenibile 🎯🛠️
Per superare questa impasse e trasformare il settore estrattivo in un motore di sviluppo sostenibile, Legambiente individua tre priorità fondamentali che, come esperto, ritengo assolutamente cruciali e non negoziabili:
1. Aumentare il Recupero e Riciclo dei Materiali: La Rivoluzione degli Inerti ♻️🚀
Il riciclo dei materiali da costruzione e demolizione (RCD) è la vera chiave di volta. L’Italia, con un tasso di recupero degli RCD che supera l’80% (ben oltre l’obiettivo europeo del 70%), è già un’eccellenza in Europa nel riciclo complessivo [4]. Tuttavia, la sfida non è solo riciclare, ma reimpiegare gli inerti riciclati come alternativa agli aggregati tradizionali (sabbia e ghiaia).
I Benefici del Riciclo degli Inerti:
- Ambientali: Riduzione drastica del conferimento in discarica, risparmio di risorse naturali (acqua e suolo) e significativa riduzione delle emissioni di CO₂ (la produzione di cemento è altamente energivora) [5].
- Economici: Creazione di una filiera industriale innovativa, generazione di Green Jobs specializzati e riduzione della dipendenza dall’estrazione di materiali vergini.
Per massimizzare questo potenziale, è cruciale l’introduzione della demolizione selettiva come requisito obbligatorio nelle gare pubbliche. La demolizione selettiva permette di separare i materiali alla fonte, garantendo una qualità superiore del rifiuto da riciclare e facilitando il reimpiego. Inoltre, è indispensabile investire massicciamente nella formazione degli operatori e nella ricerca per sviluppare nuovi prodotti edilizi ad alte prestazioni basati su materiali riciclati.
2. Introdurre un Canone Minimo Nazionale: Equità e Finanziamento Ambientale 💰⚖️
L’attuale sistema dei canoni di concessione è un fallimento economico e morale. Fissare un canone minimo nazionale, pari almeno al 20% del valore di mercato dei materiali estratti, non è un atto punitivo, ma un principio di equità e responsabilità.
Gli Obiettivi del Canone Minimo:
- Uso Equo delle Risorse: Riconoscere il valore intrinseco della risorsa naturale e il costo ambientale della sua estrazione.
- Finanziamento del Ripristino: Vincolare i proventi dei canoni al ripristino ambientale dei siti estrattivi dismessi, che in Italia sono oltre 14.640 [1].
- Incentivo al Riciclo: Rendere i materiali vergini più costosi, incentivando l’impiego di materiali riciclati a costi competitivi.
Questo meccanismo di internalizzazione dei costi ambientali è un pilastro della politica di sostenibilità moderna e rappresenta una leva finanziaria potente per la transizione ecologica del settore.
3. Rafforzare la Tutela dei Territori: La Pianificazione con i PRAE 🗺️🛡️
La mancanza di pianificazione territoriale è un altro grave vulnus. Rendere obbligatoria l’approvazione e l’aggiornamento dei Piani per le Attività Estrattive (PRAE), ancora assenti in diverse Regioni (come Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Sardegna e Friuli-Venezia Giulia), è un passo non più rimandabile.
I PRAE sono strumenti essenziali per:
- Regolare i Prelievi: Stabilire limiti quantitativi e spaziali all’estrazione, in linea con le reali esigenze del territorio e con gli obiettivi di sostenibilità.
- Garantire il Recupero: Pianificare fin dall’inizio il recupero delle aree dismesse, trasformando il fine vita della cava in un’opportunità di rigenerazione.
- Controllare la Legalità: Rafforzare i controlli contro le infiltrazioni criminali, che spesso si annidano nella gestione illecita dei rifiuti e nell’attività estrattiva abusiva.
La pianificazione non deve essere vista come un ostacolo burocratico, ma come l’unica garanzia per una gestione trasparente e sostenibile del patrimonio paesaggistico italiano.
Dalle Criticità alle Opportunità: Esempi Virtuosi di Rigenerazione 🌟🌱
Nonostante il quadro normativo e finanziario sia ancora deficitario, il Report Cave 2025 raccoglie anche esempi virtuosi che dimostrano il potenziale di una gestione sostenibile e circolare. Questi casi non sono eccezioni, ma la prova che l’innovazione e la responsabilità possono generare valore.
Il Recupero dei Materiali: L’Eccellenza Italiana nella Demolizione Selettiva 🏗️🇮🇹
L’Italia è all’avanguardia nel recupero dei materiali edili, grazie a progetti che hanno fatto della demolizione selettiva un modello di riferimento:
- Ospedale “Misericordia e Dolce” di Prato: La demolizione di questa struttura ha permesso il recupero del 98% dei materiali, un risultato straordinario che dimostra la fattibilità tecnica ed economica di questa pratica su larga scala.
- Progetto “Corti di Medoro” di Ferrara: In questo cantiere, è stato riciclato oltre il 99% dei rifiuti, un esempio di come l’approccio circolare possa essere integrato nella rigenerazione urbana.
Questi risultati non sono frutto del caso, ma di un investimento in tecnologie e know-how che deve essere replicato e incentivato a livello nazionale.
La Rigenerazione delle Cave Dismesse: Nuovi Paesaggi e Cultura 🌳🎭🏞️},{find:
Le oltre 14.640 cave dismesse in Italia rappresentano una ferita nel paesaggio, ma anche un’enorme opportunità di rigenerazione. La visione moderna le trasforma da vuoti da riempire a spazi da valorizzare:
- Tones Teatro Natura (Crevoladossola, VB): Un’ex cava di gneiss è stata riconvertita in un teatro naturale, un progetto basato sull’utilizzo di materiali a basse emissioni di CO₂ e sui principi dell’Economia Circolare [1]. Questo è un modello di recupero ambientale che valorizza il patrimonio locale e crea un nuovo polo culturale.
- Parco delle Cave di Brescia: Un esempio storico di come un’area di estrazione possa rinascere come un grande parco urbano, offrendo servizi e biodiversità alla comunità.
Come afferma Lorenzo Bernardi, Direttore Ambiente, Salute e Sicurezza di Fassa Bortolo, partner del report, l’attività estrattiva e il recupero ambientale non devono essere fasi distinte, ma un unico processo integrato. Investire in tecnologie innovative e in una gestione responsabile delle risorse non è solo una questione etica, ma un’opportunità che genera valore e sviluppo sostenibile.
La Via Maestra per i Green Jobs e la Tutela del Paesaggio 🇮🇹
La transizione verso un settore estrattivo più sostenibile non è un optional, ma una necessità imposta dalla crisi climatica e dalla scarsità di risorse. L’Italia ha tutte le carte in regola per guidare questa trasformazione, forte della sua eccellenza nel riciclo e di una crescente consapevolezza ambientale.
Il cammino è tracciato:
- Superare il 1927: È urgente una riforma normativa che sostituisca il Regio Decreto del 1927 con una Legge Quadro moderna, orientata alla circolarità e alla tutela del territorio.
- Valorizzare il Rifiuto: Incentivare il riciclo degli inerti attraverso la demolizione selettiva e il pieno utilizzo del Decreto End of Waste 2024.
- Equità Economica: Introdurre un canone minimo nazionale per finanziare il ripristino ambientale e rendere il riciclo competitivo.
Solo attraverso un’azione congiunta e decisa di Governo, Regioni e imprese, l’Italia potrà coniugare la tutela del paesaggio, la sicurezza del territorio e lo sviluppo economico, trasformando le cave da fonte di impatto ambientale a motori di Economia Circolare e Green Jobs. Il futuro del settore estrattivo italiano non è nell’estrazione, ma nella rigenerazione.
